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La cucina abruzzese e l’Amarone

di Cinzia Dal Brolo
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“LA CUCINA ABRUZZESE E L’AMARONE”

Venerdì 20 maggio, nell’ ambito della rassegna enogastronomia “L’Italia si unisce a tavola” , si è ufficialmente aperta, presso il ristorante La Vigna del Relais Monaco di Ponzano Veneto (Treviso), la seconda edizione del progetto “Venezia incontra l’Europa”. Si tratta, infatti, di un viaggio enogastronomico all’interno della penisola, unita da un’antica e rinomata tradizione culinaria, divenuta il vessillo di una ristorazione di eccellenza.

Chef resident de “La Vigna” Mimmo Salerno, di origine pugliese, da anni operativo nel Nordest, che nella sua cucina ospita colleghi famosi, per una “fusione culinaria”, dove ingredienti e tecnica si amalgamano sapientemente, nello scambio di esperienze e cucine diverse.

Nel nostro caso l’incontro “fatale” è stato quella tra la cucina abruzzese e l’Amarone. In un’atmosfera raffinata, ma quasi familiare, sull’onda del successo della trascorsa edizione, le proposte culinarie e l’eccellenza dei vini hanno testimoniato il valore della rassegna e l’originalità del progetto. Che abbina le pietanze di una regione italiana (tre le regioni rappresentate) con i vini prodotti in una regione diversa. E’ stato così anche venerdì sera; quando alla cucina di Domenica Vagnarelli, chef del ristorante Mediterrano di Alba Adriatica (Teramo) che ha presentato un menù quasi esclusivamente a base di pesce, è stata abbinata una selezione di vini pregiati del Consorzio Tutela Vini Valpolicella D.O.C.

I piatti preparati da Domenica Vagnarelli, che con il marito Giuseppe gestisce uno tra i più rinomati locali dell’Abruzzo, erano piatti di mare; come l’insalata di seppie con gamberi canditi al peperoncino, fragrante e delicata, abbinata ad un Valpolicella Classico Doc. La strepitosa Chitarra Verrigni con ragout di rana pescatrice al rosmarino e meringa salata allo zafferano, abbinata al Valpolicella Superiore Classico DOC. Vini assolutamente eccellenti, strutturati, corposi, dall’aroma intenso e profumato, Valpolicella Ripasso Doc per una crema di fagioli cannellini con sagne spezzate e pancetta di maialino da latte croccante. Strepitoso, infine, l’Amarone della Valpolicella DOCG abbinato al carrè di agnello con mandorle, fave, pomodoro e pecorino.

Dulcis in fundo un dessert con ricotta di pecora e miele, esaltato dal Recioto della Valpolicella DOGC. Pater della rassegna l’AIS veneto, rappresentata dal Presidente Dino Marchi e Loison, pasticceri dal 1938, famoso laboratorio artigianale vicentino, che ha presentato una deliziosa collezione di piccola pasticceria.

In omaggio ai festeggiamenti per i 150 anni di unità nazionale, la rassegna assume un particolare significato. Ospite d’onore Arrigo Cipriani, patron di uno dei locali più prestigiosi al mondo, l’Harry’s bar di Venezia, frequentato da un pubblico selezionatissimo e internazionale. Locale glamour, famoso per aver ospitato personaggi del calibro di Hemingway, (che cita più volte il celebre bar di Calle Vallaresso nel romanzo “Di là dal fiume e tra gli alberi”) e molti altri notissimi esponenti del jet-set, fu fondato da Giuseppe Cipriani, padre di Arrigo, nel 1931.

Arrigo Cipriani, prendendo spunto dal suo libro pubblicato con Feltrinelli nel 2009 “La cucina italiana vista da una Stanza” nome con cui definisce affettuosamente l’Harry’s bar, ha sottolineato il valore della cucina italiana, ma soprattutto la sua capacità di unire le varie regioni. ” “La cucina italiana c’è sempre stata ed è uguale ovunque, così come la lingua. La pasta e fagioli è la stessa dappertutto. Bisognerebbe dare il Nobel a chi ha inventato lo stoccafisso mantecato. Questa è la vera unità d’Italia. Nei ristoranti italiani di tutto il mondo facciamo la stessa cucina, con l’accoglienza tipica che è propria delle trattorie del nostro paese. Da noi un cliente si sente in famiglia, a casa propria”.

E a proposito dell’Abruzzo, ha reso omaggio all’estro creativo di Enrico Caniglia, cuoco abruzzese di Villa Santa Maria, che per oltre 40 anni è stato l’anima della cucina dell’Harry’s Bar di Venezia, ricordandone la figura schiva, che non metteva mai piede in sala, ma era un genio in cucina. Infine, ha concluso Cipriani, “il cibo è elemento di unione per il nostro paese, capace di coniugare la qualità con la socialità. All’ Harry’s bar non mancano mai piatti tipici della tradizione veneta, come il bacalà, testimonianza preziosa del legame con il territorio”.

Il prossimo appuntamento è fissato per venerdì 8 luglio, con lo chef Peter Brunel, i vini trentini e la cucina toscana. Ospite della serata lo scrittore Giancarlo Marinelli, di origine vicentina, e la sua “Cucina della memoria”.

 


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