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Donne al bivio, tra modernità e tradizioni, laicità e religione
Sono trascorsi 20 anni, ma l’incontro con #ElietteAbécassis (Mantova, Festival della Letteratura) è determinante, anche per i miei futuri viaggi. Nata da una famiglia ebraica sefardita di origine marocchina, laureata in filosofia all’Ecole Normale e docente della stessa disciplina a Caen, Abécassis incanta la platea del teatro Bibiena.
Autrice prolifica: oltre al best-seller “Qumran” (1996), tradotto in 18 lingue, una sorta di giallo metafisico ambientato a Gerusalemme, pubblica L’oro e la Cenere (1998), Ripudiata (2001) Il tesoro del tempio (2002), Mio padre (2003), Abécassis dichiara che l’in-put a scrivere nasce dal “desiderio di trasmettere gli altri la sua conoscenza”.
“Educata fin dall’infanzia ad una cultura vasta, profonda – la sua è una famiglia estremamente erudita, la giovinezza contrassegnata da innumerevoli frequentazioni delle biblioteche – trova naturale possedere una grande cultura, ma altrettanto consapevolmente vuole farne partecipe anche il lettore. Quello che le sta a cuore non è tanto descrivere l’angoscia esistenziale o la solitudine – temi ricorrenti in buona parte della moderna letteratura ebraica – quanto delineare una relazione, un rapporto (nello specifico uomo-donna) inserito in un preciso contesto ambientale.